La caratteristica di un percorso umanistico non è come sono diventato così e cosa posso fare per cambiare, ma dove mi spingono quell'insieme di caratteristiche e qualità che dalla nascita hanno formato il mio essere individuale in altre parole il mio progetto.
Ecco perché il conoscere se stessi non si riduce alla sola storia infantile, ma deve esplorare anche ciò che sono nella mia essenza al di là dell’educazione e dell’ambiente in cui si è vissuti.
Tutta la nostra vita è psicologica perché ciò che sappiamo del mondo esterno e di noi stessi passa attraverso l'elaborazione della nostra psiche che guarda le cose e dà loro un significato operando una riflessione su ciò che già conosciamo. Ma buona parte della psicologia è caduta nella trappola del pensiero razionalista-scientifico di riportare tutti gli eventi della psiche alla dimensione dell'Io conscio. Grave errore che portando l'accento su una ideale e perfetta integrazione dell'essere nega e costringe la psiche in ambiti angusti e ne causa la sofferenza.
La psicologia deve mettere al centro la persona nella sua totalità così come ci hanno insegnato le filosofie di vita sia "orientali" sia "occidentali".
In psicologia piuttosto che usare etichette diagnostiche che poco ci dicono sulla singolarità di un essere umano, bisogna recuperare la flessibilità dello sguardo, dell'osservazione analitica.
L'esistenza della persona è unica e irripetibile e non può essere costretta e limitata in una categoria diagnostica.
Credo poi che il disagio della persona non nasca solo da suo passato ma anche e soprattutto dalle spinte evolutive che si scontrano con i limiti e le regole del mondo esterno.