Motivazioni e spiritualità

siamo consapevoli di ciò che ci spinge verso una via spirituale?

 

di Elio Occhipinti

 

Molti studi contemporanei riaffermano quello che già da tempo le Tradizioni ci hanno sempre trasmesso: la religiosità e la spiritualità sono generalmente utili alle persone per loro maturazione psicologica e spesso, ma non sempre, per far fronte a situazioni difficili sia personali che sociali. E’ bene però chiarire che tutto ciò  dipende dalle condizioni e dalle motivazioni, positive o negative, che inducono a rivolgersi ad un percorso spirituale. Riflettendo sulle motivazioni positive possiamo ben comprendere che possono essere molte le ragioni che ci spingono verso una via spirituale. A tanti è capitato di partire dalla constatazione improvvisa che molte delle cose che fanno parte delle loro vite hanno perso la loro importanza e non hanno più valore. Spesso questa presa di consapevolezza si accompagna a un vago senso di malessere e insoddisfazione; sorgono nuove domande sul senso della vita, sul suo scopo, sul perché della sofferenza, sull'ingiustizia e la disparità economica e sociale tra gli uomini. Non sempre si comprende immediatamente il significato di questo nuovo stato d'animo e degli interrogativi che porta con sé. Spesso si è portati a credere di essere in balia di un repentino, ma solo momentaneo, insorgere di cattivi pensieri o di strane fantasie e il fatto che sia accompagnato da sofferenza e inquietudine genera la paura di avere psicologicamente qualcosa che non va. Allora si tentano varie strategie per distrarsi e non pensarci, magari immergendosi ancora di più nella realtà ordinaria. Si tratta di tentativi vani poiché le domande diventano sempre più pressanti e incalzanti. La soluzione, per quando non semplice, consiste nell'accettare questo nuovo stato d’animo come portatore di un senso fino a quel momento sconosciuto: in realtà si tratta di un “sintomo” che rivela che ci si sta aprendo ad una parte di sé fino a quel momento nascosta, la dimensione spirituale.

Oltre alla ricerca di senso, altre motivazioni positive possono sostenere un percorso spirituale e tra queste possiamo riconoscere una sincera aspirazione a conoscenze superiori, un ampliamento della propria visione della realtà quotidiana, il desiderio di comprendere meglio la propria natura interiore, la condivisione di esperienze elevate, la spinta a possedere una maggiore autonomia e resistenza al livellamento sociale e culturale.

Accanto a motivazioni positive si possono incontrare delle motivazioni negative che spingono a scelte spirituali, scelte che si rivelano confuse e immature. Nella mia esperienza professionale ho incontrato di frequente praticanti che anche dopo anni di pratica e discepolato presso un maestro scoprono di non conoscersi affatto e di non aver veramente scrutato la parte più profonda del proprio essere. Questo è accaduto perché si sono rifugiati nell'ideale che l’unica realtà è quella  del mondo trascendente, lì dove l’Io e l’essere individuale non contano niente. La vita però porta questi praticanti ad un duro risveglio: la morte improvvisa di una persona cara, una difficoltà economica, una malattia, una ingiustizia subita fanno riemergere la “personalità ordinaria” con le vecchie tensioni, insoddisfazioni e paure che costoro, anche in buona fede, pensavano di aver rimosso per sempre mentre erano state semplicemente nascoste nella parte più in ombra della psiche. Tra le motivazioni negative più o meno inconsce possiamo identificare il desiderio di ridurre l’ansia di vivere, la paura della morte, i sensi di colpa e conseguente ricerca di espiazione, il desiderio di un sostegno per chi ha una personalità incerta e insicura, la riduzione dell'angoscia in situazioni di grande dolore psicologico come ad esempio dopo un lutto familiare, la delusione e la frustrazione verso i valori e le mete sociali, la speranza di curare una malattia, l’opportunità avere una vita sociale più ampia e sfuggire così la solitudine, la soddisfazione di bisogni di dipendenza e di sottomissione, il desiderio di conforto dovuto all'impatto aggressivo del progresso, della frenesia sociale e della generica incertezza verso il futuro. Prendere consapevolezza di queste motivazioni non può che essere di beneficio per il praticante che potrà così affrontare e superare gli ostacoli che gli impediscono di proseguire nel proprio cammino spirituale.  La ricompensa è grande perché, come scriveva il grande psicologo americano Abraham Maslow, una persona in armonia con il suo sé interiore e il suo Io ha una maggiore capacità di accettazione di sé e degli altri, un miglior rapporto con le sue emozioni, una maggiore empatia verso gli altri, una maggior flessibilità e creatività di pensiero, e tanto altro.  

 

(pubblicato su Vivere lo Yoga, n° 72/2016)